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20 Dicembre 2012
Mio Cuggino.

La tecnologia ha portato un'apocalisse. Un mondo in cui era chiaro il modo di lavorare e vivere è finito. E ora, come funziona?

Prima se mi serviva un fotografo chiamavo un fotografo.
Prima se avevo necessità di un progetto grafico per un logo, una pagina pubblicitaria, un catalogo, chiamavo un grafico. Oppure uno studio che aveva sia un grafico che un fotografo professionali, con capacità sia tecniche che progettuali.
Prima se mi interessava trovare un'informazione o conoscere un'opinione, e capire dei fatti, leggevo un articolo scritto da un giornalista, da un reporter, da un opinionista.
Prima se volevo leggere un libro andavo in libreria o in biblioteca e cercavo fra le opere di narrativa di scrittori e autori di mestiere, pubblicati dopo un'attenta selezione. E se mi occorrevano informazioni storiche, scientifiche, figuriamoci, mi procuravo certo un'enciclopedia. Se volevo un dizionario lo compravo, redatto da fior fiore di autori.
Prima se mi occorreva uno spot pubblicitario mi rivolgevo ad un'agenzia o se volevo vedere una storia che mi facesse ridere o piangere andavo al cinema o noleggiavo una videocassetta dove un regista e degli attori avevano lavorato professionalmente; magari semplicemente aspettavo la serata in cui alla tele passava un programma comico; o compravo un biglietto per una commedia o un dramma o una serata cabaret nel teatro più vicino.
Prima se volevo della musica andavo nell'apposito negozio di dischi, dove trovavo dei vinili prima o dei CD poi, incisi da qualcuno che la musica la faceva per mestiere. Magari non sarei stata disposta a veder suonare quel cantante o quel gruppo dal vivo. Ma era questione di gusti.

E adesso? Fra l'evoluzione degli strumenti tecnologici, lo sviluppo di internet e la gratuità di tanto del materiale offerto, chi ce lo fa fare di scegliere professionisti che hanno costi o tariffe proporzionali al fatto che hanno studiato, sono capaci, sono creativi, competenti ed esperti?

Alla fine scegliamo sempre Mio Cuggino: parenti, amici o conoscenti purché dilettanti (intesi come persone che non fanno quella cosa per mestiere) e gratis.

Come persona comune con degli interessi e delle aspirazioni mi dico: beh, meglio così. In fondo anche io scrivo nel tempo libero su di una rivista online - e questo pezzo ne è un esempio, vengo letta da qualcuno che mi commenta e che si sente, talvolta, di condividere le cose che scrivo. E, onestamente, prima dell'avvento di internet, che opportunità avrei avuto di essere letta da una persona che non lo facesse solo per amore o amicizia? È chiaro che io sia lusingata quando mi accorgo che uno sconosciuto ha letto e commentato un mio pezzo. Ma se chi mi legge dovesse pagare, ci spenderebbe anche solo un centesimo? E mi è chiaro che, pubblicando in un mio pezzo storie, informazioni, qualche notizia anche futile, ma gratuitamente, io con questo "articolo" tolgo una fonte di sostegno a chi scrive per mestiere?

Lo stesso vale per l'editoria. In Italia c'è più gente che scrive con aspirazioni di pubblicazione che persone che leggano libri. Arrivare nelle librerie è sempre stato difficile e impegnativo. Gli editori sono da sempre il passaggio chiave da superare perché un testo possa vedere la luce della stampa. È vero che esistono casi clamorosi di rifiuti da parte di case editrici di capolavori. Ma saltando i passaggi critici, ma indispensabili, di un editore, di un correttore di bozze, di un distributore, di un libraio, auto-pubblicandosi senza farsi giudicare, siamo sicuri di offrire al pubblico che legge opere migliori? Io, proprio io in persona, sono così sicura che il mio libro nel cassetto sia il nuovo "Giovane Holden" o che il mio romanzo appena terminato e che nessuno ha controllato sia migliore de "Il giardino dei Finzi Contini"? Potrebbe essere che lo siano – ipotesi remota – ma molto più probabilmente potrebbe essere come nel titolo di quella sciocca commedia "La verità è che non gli piaci abbastanza". Se fino ad ora non mi hanno pubblicato, magari è proprio perché è il mio libro a non essere buono abbastanza.

Eppure eccoci tutti a scrivere e pubblicare. Son certa che la decisione di ritirarsi di quel gran maestro della scrittura che è Philip Roth non sia dovuta all'esubero di e-book, di libri anche cartacei autoprodotti che girano su internet o nelle bancherelle ma come lui, molti si chiederanno: "Ma c'è bisogno ancora di un altro libro mediocre?" Come strenna natalizia preferireste ricevere il libro virtuale di Mio Cuggino o la riedizione tascabile di Adelphi de "La versione di Barney"?

Ora, ogni persona che divulga gratuitamente il proprio materiale creativo, scritti, recensioni, foto più o meno artistiche, filmati ridicoli, schitarrate o gorgheggi su YouTube, prove di bravura nella recitazione, ricette raccontate al computer, dovrà certamente avere un'altra forma di sostentamento (perché nella realtà non esiste nulla di commestibile che possa essere messo a disposizione gratis e regolarmente – salvo forse a casa dei genitori) e dovrà rendersi conto che regalando il contenuto del suo impegno creativo, di fatto sta togliendo lavoro a chi lo fa di professione.
Comincerà a capire il limite oggettivo di tutta questa libertà di espressione creativa e artistica gratuita quando sul lavoro inizierà ad entrare in competizione non con un professionista del settore, ma con Mio Cuggino.

Cercherò di essere più chiara. Per esempio, nel mondo della comunicazione, della grafica, della pubblicità, del marketing, settore in cui lavoro, le richieste possono essere svariate e la discriminante, oggi, purtroppo, molto spesso è il prezzo. Non solo in ditte di dimensione locale, ma anche in grandi gruppi imprenditoriali. Denaro da spendere ce n'è sempre meno. Ma alla fine, quello che incide di più sulle strategie delle aziende è l'idea che la professionalità non sia così indispensabile. Sarà per via di tutto questo materiale gratuito che può essere trovato in rete, queste apparecchiature che permettono a chiunque di fare foto in qualsiasi momento e in qualsiasi condizione di luce, e questo programma che tutti  possiedono e che permette una certa facilità nella rielaborazione grafica e fotografica, e tutti questi video, queste illustrazioni, questi consigli, opinioni, idee creative a portata di mano. Messe insieme, tutte queste cose, finiscono per portare ad un unico risultato: tu non lavorerai. O peggio, tu lavorerai ma non vorranno pagarti.

Perché se il cliente ha bisogno di una foto, gliela farà Suo Cuggino. Magari con il telefonino.
Perché se il cliente ha necessità di un progetto grafico per un logo, una pagina pubblicitaria, un catalogo, lo dice a Suo Cuggino. Compreso il sito Web in cui Suo Cuggino potrà scrivere tante frasi "accattivanti" e mettere tante foto scattate da se stesso.
Perché i giornali, i libri e la carta stampata no, non mi interessano, perché tanto leggo solo Mio Cuggino che è gratis e ne capisce di tutto.
Perché se il cliente vuole un video, anche promozionale, lo chiede a Suo Cuggino.
Perché nessuno canta e suona come Suo Cuggino, quindi al prossimo evento o festa chiama lui a cantare, che già su YouTube ha un sacco di fan.
Perché alla fine ti chiedono idee, proposte e preventivi, ma in questo nuovo mondo
pare che ormai a dominare sia l'opzione Mio Cuggino.

 

Mio Cuggino.